Tartufo nero (uncinato)
Tuber Uncinatum
Il tartufo uncinato è come il cacio sui maccheroni: sta bene davvero su tutto.
Sapore delicato, odore gradevole, prezzo non eccessivamente alto, pezzature grandi, tutte caratteristiche che fanno di questo fungo ipogeo un prodotto con cui ci si può davvero sbizzarrire e divertire in cucina.
Alcuni chef non esitano a proporre pietanze di pesce arricchite con questa specie di tartufo, che si sviluppa negli habitat dello scorzone estivo, ma in un periodo diverso, vale a dire l’autunno e l’inverno.
Peridio (scorza) nero con verruche poco pronunciate. Gleba (polpa) di colore che va dal nocciola scuro al caffè, arrivando al color cioccolato in alcuni esemplari più avanti con la maturazione.
Pezzature medio-grandi, con odore più intenso e gradevole dello scorzone estivo.
Dal primo ottobre al 31 dicembre in alta Calabria, Basilicata, Alta Campania, Molise, Umbria, Abruzzo, Emilia, Toscana, Piemonte.
Il carpino nero può essere considerata come la principale pianta simbionte.
Roverella, cerro e quercia sono le altre piante che producono questo fungo ipogeo, in zone boschive rade o semirade non esposte direttamente ai raggi del sole, ma in zone in ombra o penombra che favoriscono il proliferare dell’umidità e delle condense che aiutano le piante a compiere la simbiosi col sottobosco.
Un buon uncinato, ben maturo e di prezzatura medio-grande, può avere una quotazione che si agira, a seconda dell’annata, intorno ai 450-650 euro al chilo.
Alici marinate, omelette, pasta secca al burro, cotolette, carni bianche alla piastra, zucca alla piastra sono solo alcune delle molteplici pietanze per cui Moscato Tartufi consiglia di utilizzare questo prezioso tubero.
In alternativa, data la forte resistenza alla deperibilità, si consiglia di utilizzarlo per aromatizzare ampolle di olio, cubotti di burro o per preparare profumatissime e gustosissime salse e creme con cui condire crostini o amalgamare primi piatti leggeri e poco conditi.
Ricordiamo, inoltre, che i tartufi neri si prestano molto bene alla surgelazione, purchè vengano utilizzati appena tolti dal frezeer per non alternarne le qualità organolettiche o rendere il tartufo non più commestibile.
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