Corona Virus nel mondo del tartufo
Vademecum per gli addetti ai lavori e l’appello di moscato tartufi all’opinione pubblica
Il COVID-19, è ormai ufficiale, ha costretto il Governo italiano a porre la penisola italiana in stato di protezione con D.P.C.M. “Resto a casa” 9 marzo 2020.
Il decreto prescrive, a scopo preventivo:
- La chiusura delle scuole con sospensione dell’attività didattica, per ogni ordine e grado, fino al 3 aprile 2020;
- La chiusura dei locali di ristoro e ricreazione dalle 18.00 alle ore 6.00, obbligando i gestori a garantire la distanza di sicurezza tra avventori di almeno un metro;
- La chiusura delle attività esercitate su superfici vaste, superiori a 250 mq (ad es. discoteche);
- La chiusura nel week-end dei centri commerciali e delle attività che insistono su superfici superiori ai 250 mq (ad es. negozi presso centri commerciali);
- Di evitare assembramenti;
- Di evitare spostamenti se non strettamente necessari e giustificati tramite autocertificazione per motivi di necessità, urgenza, salute o lavoro;
Di circolare con assoluta precauzione all’interno del Comune di residenza solo per le motivazioni di cui al punto 6 ; - Di limitare le uscite, anche all’aria aperta, per futili motivi.
Ferma restando la possibilità di recarsi sul posto di lavoro e di circolare per motivi lavorativi anche fuori dal Comune o della Regione di residenza, autocertificando le motivazioni e comunque assumendosi qualsiasi responsabilità civile e penale per dichiarazioni false e mendaci, andiamo insieme a cercare di capire come il mondo del tartufo possa far fronte alle limitazioni imposte dal Decreto Ministeriale e cosa i cercatori di tartufi e le aziende che da essi ritirano la merce, devono sapere.
Prima di tutto bisogna considerare che il tartufo può essere raccolto solo da cittadini muniti di tesserino e con massimo due ausiliari a quattro zampe. Il tesserino, c’è da dire, ha validità nazionale.
Per questo motivo, generalmente, il tartufo può essere cavato in tutta Italia, purchè si rispetti il calendario ed altre disposizioni imposte dalla regione in cui ci si reca in termini di quantitativo giornaliero, forma del vanghetto, calendario di raccolta, specie da raccogliere.
Il versamento annuale per il rinnovo del tesserino, inoltre, permette al cercatore occasionale di tartufi, di poter vendere ad aziende e privati quanto raccolto, attraverso il versamento di una ritenuta d’acconto del 23% sul 78% dell’imponibile concordato tra le parti. Questo vale per tutti.
Da gennaio 2019, però, le cose sono cambiate: versando un’imposta sostitutiva di € 100,00, il cercatore occasionale di tartufo può vendere liberamente il proprio raccolto, senza la sottrazione da ritenuta d’acconto e senza pagare imposte fino a un imponibile netto di €7.000, anche se quest’ultimo non è il reddito principale dichiarato dal soggetto.
Per questo motivo, in molti hanno pensato di investire in cani da tartufo, auto a trazione integrale e scarponi da montagna, considerando la cerca del tartufo come “secondo lavoro per arrotondare” o addirittura come attività principale per vivere giorno per giorno e combattere il tasso di disoccupazione (soprattutto giovanile) che negli ultimi anni è cresciuto in maniera esponenziale.
Ma ai tempi del Coronavirus, come sono da intendersi le nuove disposizioni per il mondo del tartufo?
Per rispondere alla domanda di cui sopra, il punto di vista giuridico è il seguente:
Non essendo “la cerca del tartufo” considerata “attività lavorativa necessaria per garantire il sostentamento familiare”, ma solo e semplicemente “attività occasionale” quindi hobby nonostante il tesserino e la possibilità di vendere il raccolto, i cavatori non possono spostarsi dai comuni di residenza per reperire il prodotto e di conseguenza rifornire le aziende all’ingrosso e i commercianti locali che ad essi si rivolgono per garantire la distribuzione del prodotto alle industrie e ai clienti.
Allora chi può recarsi a raccogliere i tartufi?
Solo i piccoli imprenditori, iscritti al registro delle imprese, che prevedano all’interno del codice ATECO lo sfruttamento delle aree forestali a scopo di cerca del tartufo.
Sono esenti dalle limitazioni di cui sopra gli imprenditori della tartuficultura. La tartufaia coltivata, quindi, è da considerarsi “luogo di lavoro”.
Le aziende possono recarsi dai cercatori occasionali o presso le tartufaie coltivate per il ritiro della merce?
Certo, con autocertificazione, giustificando lo spostamento, al pari dei corrieri, evitando assembramenti presso le squadre di cavatori e mantenendo la distanza di sicurezza evitando strette di mano.
Ci teniamo a precisare che, pur essendo dotati di furgoni refrigerati con trasporto merci e conto terzi, essendo quindi autorizzati a circolare in tutta Italia per il ritiro e la consegna dei tartufi, nonché per le spedizioni ai nostri partner commerciali all’estero, Moscato Tartufi ha sospeso qualsiasi ritiro e consegna di merci all’ingrosso, per tutelare e prevenire qualsivoglia rischio di contaggio da e verso clienti, fornitori, privati cittadini acquistando, limitatamente ad ordini online e dall’estero, lo stretto necessario per fronteggiare i costi commerciali e industriali e limitatamente alle zone del Comune di Ravenna, dove insiste la nostra sede. E’ garantita la spedizione dei prodotti conservati a base di tartufi.
Per questo motivo, al di là del parere giuridico e di interpretazione rispetto al nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, volto comunque a far luce su troppi dubbi da parte di cavatori indecisi e aziende in difficoltà, il nostro consiglio è quello di attenersi scrupolosamente a quanto prescritto, restando assolutamente a casa.
Comprendendo che questo articolo verrà letto anche da parte di chi non rientra nel mondo del tartufo, il nostro appello è esteso a tutti.
Signori, il coronavirus non è letale per il 90% dei contagiati.
E’ letale la mancanza di posti letto e di reparti di terapie intensive. E’ letale per tutti, se pensiamo che tra un mese si stima una crescita esponenziale del fenomeno tale da costringere a trascurare le emergenza di routine (infarti, ictus, traumi da incidenti stradali…).
Oppure pensate che esista solo il coronavirus e che il resto delle patologie si sia fermato?
Pensiamo ai nostri nonni: cosa succederebbe se, in un periodo di totale emergenza come questo, il femore cedesse?
Pensiamo a noi stessi: cosa succederebbe se cadessimo dalle scale e ci fratturassimo la caviglia o riportassimo un trauma cranico?
Pensiamo ai nostri genitori: cosa succederebbe se i nostri padri o le nostre madri fossero colpiti da infarto o ictus?
Pensiamo ai nostri figli, fratelli, cugini, amici: cosa succederebbe in caso di incidente stradale?
La risposta è una: posti in ospedale non ce ne sono a causa del virus e il rischio che noi, con i nostri genitori, i nostri nonni, i nostri figli, fratelli, cugini, nipoti e amici saremo (in breve tempo) trascurati per mancanza di posti letto e di terapie intensive, è più alto di quello che possiate pensare.
Ai nostri genitori veniva chiesto di andare in guerra, a noi ci stanno chiedendo di stare sul divano e di uscire solo se è indispensabile. Gli aiuti economici arriveranno, siate positivi, e tra qualche settimana tutto questo sarà finito e potremo riprendere le sane e vecchie abitudini.
Ma per il momento state a casa. Ne va della vita di tutti.
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